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Wednesday, March 12, 2014

"Concrete jungle where dreams are made of"

"Concrete jungle where dreams are made of"cantano Jazy Z e Alicia Keys in Empire State of Mind. Ed e' proprio cosi' che New York si presenta a chi la visita per la prima volta: "un giungla di cemento" dove tutto e' possibile. Il modo piu' economico per raggiungere  la City dalle citta' del New England e' l'autobus. Una viaggio tra le quattro e le sei ore a seconda dalla citta' di partenza. In un paese immenso come gli Stati Uniti, dove un viaggio da una costa all'altra dura quanto un volo Boston-Londra, una citta' a cinque ore di autobus e' considerata vicina. La linea ferroviara  degli Stati Uniti e' limitata a causa delle grandi distanze e i treni sono costosissimi. La gente quindi si sposta in macchina, autobus o in aereo. Si puo' guidare per ore su queste strade infinite, senza incontrare un'abitazione o una citta'. Non ci sono le stazioni di servizio come sulle nostre autostrade e gli americani trovano molto buffi questi "bar" lungo le vie italiane. Mi piace molto guidare qui. E' come sentire la liberta' che mi accarezza il viso, mentre guido sull' I95 con il finestrino dell'auto aperto e una canzone in sottofondo. Per chi viaggia in autobus, si arriva a China Town o nel cuore di Manhattan, a Port Authority Station, di fronte alla sede storica del New York Times. Vi accorgete subito se una persona non e' di NY. Non per la reflex al collo, ma perche' all'uscita della stazione istintivamente il suo sguardo sale verso l'alto, cercando di seguire la linea lunghissima dei grattacieli che sovrastano la citta'. E dopo aver fissato a lungo quelle strutture imponenti, che quasi sembrano incutere timore e schiacciarti nella loro maestosita', si sospira un "wow" smorzato, attoniti dallo stupore di quello spettacolo. Cosa fa un turista a NY? La scelta e' ampia e molto dipende dai gusti personali. La prima volta che sono stata a NY mi sono trovata catapultata a Times Square, a pochi isolati da Port Authority Station. Avevo le vertigini. Non riuscivo a seguire il flusso delle persone che attraversavano quel crocevia di luci, cartelloni pubblicitari, venditori ambulanti, uomini travestiti da supereroi e personaggi Disney, musica, e una babele di lingue che mi arrivavano a tratti mentre cercavo di farmi spazio tra la folla. E poi il lusso della fifth avanue, la tranquillita' quasi irreale di Central Park, la vista mozzafiato della citta' da Rockfeller Center con di fronte proprio l'Empire State building. E ancora gli spettacoli di Brodway e le foto sotto la Statua della liberta'. E dopo una giornata' cosi' intensa si trovano persino le energie per vivere la notte newyorkese: donne che stringono una pochette in equilibrio su tacchi vertiginosi e inguainate da vestiti luccicanti; uomini in camicia bianca che scavalcano la fila all'ingresso del locale piu' in voga della citta'. Hanno un tavolo in un prive'. Immagini che stridono con quelle colte di giorno, tra la gente che cammina per strada con il cappello degli Yankees, le cuffie all'orecchio, la musica rap, i jeans larghi, le ragazze in infradito in metro, i venditori di hot dog, gli studenti di corsa, le signore in autobus che si lamentano del costo alto di una corsa, ben sei dollari. Ai miei occhi NY e' una citta' che vive di corsa verso un sogno da afferrare. Quando vado a NY mi piace prendere il traghetto per Staten Island e godermi dal mare lo spettacolo della citta' che si allontana, i grattaceli  che si stagliano all'orizzonte. Qualche volta me ne vedo sul ponte di Brooklyn per rubare una foto al tramonto e godermi la sera che scende sulla citta' mentre le luci che si accendono, disegnando forme nel buio della notte. NY illuminata di notte e' una vista meravigliosa che mi mette un po' di malinconia. Penso a tutte quelle persone che corrono, corrono, e ancora corrono verso una meta il cui cammino avra' molte curve e che forse non li portera' mai a destinazione. Oppure li condurra' in una posto completamente diverso da quello immaginato. Qui il sogno di farcela sembra piu' grande delle statistiche che vogliono incatenare i sogni costringendoli alla realta', inseguendo l'onda irrazionale del "nulla e' impossibile", del “If you can dream it, you can do it”, motto dei sogni "made in Disney." E mentre vedo la citta' addormentarsi, mi sento ancora piu' straniera tra le sue strade deserte e sporche. Sento di non poterla capire fino in fondo, come il sogno americano del resto. Pero', mentre cammino verso il mio ostello e con il piede scanso una lattina vuota, mi sembrano - mai come ora - vere le parole di Camus sul mito di Sisifo: "Anche la lotta verso la cima basta a riempire il cuore di un uomo. Bisogna immaginare Sisifo Felice."








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