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Saturday, March 1, 2014

Telecronaca di una partita


Semifinale di Coppa Italia: Napoli - Roma. Tutti sapete come è andata a finire. Una serata emozionante per i tifosi del Napoli e gli amanti del bel calcio. Stadio gremito e tra gli spalti persino lui, Diego Armando Maradona. Cori a squarciagola e una strana magia nell’aria. La magia del riscatto. Del desiderio di sedersi almeno per una volta sul tetto del mondo attraverso un pallone che gonfia la rete e accende il San Paolo che esplode in inni di gioia: 33′ Jose Callejon. 1-0. 48′ Gonzalo Higuain. 2-0. 51′ Jorginho. 3-0. Mi sembrava di essere li’, tra quegli spalti, nelle case della gente, tra le urla di “nooo” per un goal mancato e i “goaaal” per una rete segnata. Un’emozione che ho rubato a tratti dal mio portatile, attraverso una pessima trasmissione in streaming della partita, proprio come potete vedere dalla foto che vi mando.


Immaginate quanto forte sia stata quell’onda di amore per un Napoli di nuovo grande, per arrivare fin qui, dall’altra parte dell’oceano in un nevoso pomeriggio di febbraio. Già, qui le partite - quando possiamo - le guardiamo alle tre del pomeriggio per via del fuso orario. Ovviamente non vengono trasmesse nei pub (i bar non ci sono) e bisogna arrangiarsi con internet. Alcuni dei miei amici americani non capiranno mai la mia passione per il calcio, come del resto io non potrò mai apprezzare fino in fondo il loro football e il baseball. Ci ho provato. Mi sono fatta spiegare le regole. Sono andata allo stadio. Ma la scintilla non è scoccata. Sono gli amici spagnoli, inglesi, sudamericani e turchi a condividere la passione per il calcio. Soprattutto i turchi sono amanti del calcio italiano, ma tengono quasi tutti per il Milan o l’Inter. Eppure, in un mondo tanto variegato, ho conosciuto un ragazzo americano che non solo ha una passione per la squadra del Napoli, ma ha un vero e proprio amore per la città. Kevin M. è un dottorando in Italian Studies e ci siamo conosciuti lo scorso novembre in New Jersey. Quando ha saputo che sono della provincia di Napoli  mi ha mostrato il braccialetto della squadra che porta al polso. Mi ha anche raccontato aneddoti molto divertenti. Come essere fermato per strada da turisti italiani per fare una foto quando indossa la maglietta del Napoli! Ecco, Kevin oggi ci racconterà Napoli vista da fuori: stereotipi, impressioni e ricordi.

Ciao Kevin. Innanzitutto grazie di condividere la tua esperienza con noi. Ci piacerebbe sapere che idea avevi di Napoli prima di visitarla e cosa ti ha spinto a sceglierla come meta del tuo viaggio rispetto ad altre città italiane. 

Kevin: Ciao, grazie a voi. Sono sempre contento di condividere le mie esperienze della bellissima città di Napoli. Per dire la verità, prima di andare a Napoli per la prima volta, non avevo un’idea chiara di che tipo di città fosse. Sapevo solo che si mangiava bene, per il resto avevo le impressioni che la stampa e gli altri italiani mi avevano dato: cioè che Napoli fosse una zona sporca, insomma una follia. Era proprio questa idea, che può sembrare un ritratto negativo, che mi aveva spinto a visitarla. Avevo già visitato Roma, Firenze, e Venezia tra le altre città prima di andare a Napoli, ma volevo provare una città italiana “verace”, piena di carattere e di contrasto. Una città straordinaria non è fatta solo dalla storia e dalla tradizione – di cui  Napoli è molto ricca – ma anche della vivacità e soprattutto dalla veridicità della gente. In altre parole, a Napoli c’è tanta bruttezza in mezzo a tanta bellezza. E quest’armonia, questa strana ma fluida combinazione di contraddizioni che crea una dinamica veramente unica e favolosa che o si capisce subito o non si capisce mai. 


Ci sono molti stereotipi su Napoli e i napoletani. In genere gli americani - correggimi se mi sbaglio - associano Napoli  a pizza, mandolino, pericolo e spazzatura. Quanti di questi stereotipi hai ritrovato nel tuo viaggio in città e cosa invece hai scoperto al di là di questi luoghi comuni?

K: Sì, hai ragione – questi stereotipi sono abbastanza comuni qui negli Stati Uniti. Anche in New Jersey e a New York City, che hanno grandissime comunità italo-americane, la percezione di Napoli è spesso quello che ci da’ i telegiornali e la radio. Però io direi che questo modo di pensare, anche se è sbagliato, è normale per chi non ha mai visto qualsiasi città straniera di persona. Riguardo a quanti di questi stereotipi ho trovato in giro, ti do una risposta precisa: la pizza è veramente buona, e riflette e rappresenta una tale cura e orgoglio per il mestiere che manca spesso negli Stati Uniti. Il mandolino proprio non l’ho trovato, e le canzoni tradizionali cantate in dialetto le ho sentite, ma soprattutto nelle zone turistiche. Il pericolo è una cosa sempre incompresa – cioè, ovviamente non andrei in giro da solo alle due di mattina, ma Napoli in questo non è diversa da qualsiasi altra grande città, anche dalla mia cara New York – bisogna solo essere vigili e riconoscere sempre il quartiere in cui ti trovi. Infine, quando mi sono trovato a Napoli, non ho visto troppa spazzatura. Ovviamente, il problema della spazzatura c’è  e non è una cosa positiva, ma dall’altro lato appartiene a questa bruttezza in mezzo alla bellezza che ho descritto sopra. Per essere umano è normali avere alcuni problemi, e per me Napoli è una città veramente umana. Al di là di questi stereotipi, ho trovato che i napoletani sono molto ospitali. Sono sempre accoglienti e c’è molto solidarietà tra di loro. 



Napoli e il calcio: seguivi le partite prima di venire in Italia o è una passione che ti ha travolto - se ti ha travolto - conoscendo il nostro Paese? 

K: Prima di venire in Italia seguivo solo le partite della nazionale. Più mi sono immedesimato con la cultura italiana, più ho cominciato a seguire la Serie A. Particolarmente, ho deciso per quale squadra tifare in base alle mie città preferite. Ora sono anni che tifo soprattutto per il Napoli sulle altre squadre italiane.



Qual è l’immagine, il ricordo più bello che ti porti da Napoli e quale invece vorresti cancellare?

K: Il ricordo più bello che mi porto da Napoli è la partita a cui sono andato nell’estate del 2012. Era un’amichevole tra Napoli e Sporting, una squadra portoghese, e se mi ricordo bene, Napoli ha vinto 2-0, ma l’ambiente non lo dimenticherò mai. Non ho un ricordo che vorrei cancellare. Veramente non mi viene alla mente nulla che vorrei dimenticare.



I napoletani sono famosi per la loro teatralità nel parlare e nel gesticolare. Immagino che per te sia stato molto difficile capire i napoletani all’inizio. Come è stato il tuo rapporto con la gente del posto?

K: Questa cosa l’ho riscontrata non solo nei napoletani, ma in tutti gli italiani. E’ vero che la gente del Sud è un po’ più teatrale, come hai detto tu, ma ciò non rende per niente difficile la conversazione. Purtroppo, non riesco a capire ancora il dialetto napoletano, ma ci sto provando. Mi piacerebbe molto impararlo nel futuro. Comunque non ho avuto nessun problema nel girare il paese. Come ho già detto, i napoletani sono stati molto accoglienti nella mia esperienza.


Grazie Kevin per questa chiacchierata. Ci lasci con un saluto o un’espressione in napoletano che ricordi particolarmente?

Grazie a vuoi di nuovo. Purtroppo mi vergogno di non aver imparato nessun’espressione in napoletano – solo un po’ dell’accento del Sud in generale.  Comunque ripeterò che sono sempre contento di condividere la mia esperienza positiva con la città di Napoli e la sua gente. Spero di tornarci presto.

PS: Questa lettera/intervista con Kevin è stata scritta sulla scia d'entusiasmo per la conquistata finale di Coppa Italia e prima dei malumori per i pareggi del Napoli e della partita di ritorno da batticuore con lo Swansea. Eh già, il Napoli non è una squadra per cardiopatici. Fa soffrire, e tanto. Ma poi, quando tutto sembra perduto, ecco li' un tocco magico a far decollare di nuovo i sogni di un'intera città. Insomma, una magia accesasi una notte di metà febbraio all'ombra del Vesuvio e che continua a farci urlare, seppur tra alti e bassi e a denti stretti: Forza Napoli! Anche dall'America!



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