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Tuesday, October 7, 2014

Malinconia d'ottobre

Avrei dovuto scrivere una lettera dall'America alla fine della primavera, quando impacchettavo in grossi scatoloni Depot gli ultimi quattro anni della mia vita. Ma la primavera vola via veloce e non avevo il tempo per fermarmi sui ricordi. Dovevo fare in fretta. Impacchettarli e riporli in uno storage per l'estate. Dovevo partire, ai ricordi, al tempo che vola a volte troppo in fretta, alla paura, alla nostalgia che  in un lampo ti trafigge il cuore avrei pensato a settembre. Forse.

Avrei dovuto scrivere una lettera da Zurigo. Ci sono tornata dopo quattro anni. Tutto era cambiato da quell'agosto di quattro anni fa. Le persone. I luoghi. Persino le paure. Ed eccole ancora le ombre dei ricordi. Il tempo che maledettamente passa troppo in fretta. Il passato e il futuro. Ma anche qui non ho tempo. Devo fare la valigia. Devo partire. Ciao Zurigo. E' stato bello rivederti. Grazie per il cielo azzurrissimo: hai fatto sentire azzurra e chiara anche la mia anima. A volte e' bello quando gli anni passano e tutto cambia. Ciao. Grazie. A presto.


Avrei dovuto scrivere una lettera da Napoli. Della corsa tra i vicoli della citta' per ritrovare un bar visitato a gennaio. Cercavo il signor Gennaro che mi  aveva offerto una sfogliatella. Avevamo scommesso su qualche vittoria del Napoli. L'avevo lasciato con la promessa che sarei tornata. Che gli avrei offerto io la sfogliatella per festeggiare la bella stagione della squadra. Ed era stata una stagione strepitosa davvero: le vittorie con grandi squadre, i gol, la coppa Italia. Ho camminato tra i vicoletti: quale era il bar? Qui quasi tutti vendono sfoglie e hanno una foto di Maradona e San Gennaro. E questo? Forse no. Oddio, non lo trovo. Ecco, e' questo. E il signor Gennaro? Lui no nc'e'. Non c'e' piu'. Ho comprato la mia sfogliatella. L'ho messa in un sacchetto insieme alle lacrime. Ho camminato veloce tra le strade strette e l'odore di bucato. E via, via, piu' veloce per scappare dalla morsa della malinconia.

E poi? Poi avrei dovuto scrivere una lettera da Roma. La mia citta'. La piu' cara. La piu' bella. Lei con il suo caldo afoso e i suoi tramonti rossi. Mi piace tornare nei luoghi che ho vissuto. Viale Eritrea. Il cornetto di Romoli. Ma non e' poi cosi' buono. E non ricordavo il bar cosi' sporco. Piu' avanti. Viale Libia. Non c'e' piu' il bar Cioccolati. Oh, c'e' un nuovo negozio. Mi trovo sotto la mia vecchia casa. Il portiere non mi riconosce. Quanti anni sono passati? Quanto in fretta? Non ci penso. Devo andare. Non mi soffermo su di loro, ma i ricordi mi inseguono. Piano. In silenzio. Aspettando che mi giri verso di loro.

Avrei dovuto scrivere una lettera da Parigi. Ma come si fa a scrivere del cielo che ti innamora anche quando e' grigio, i colori nonostante la pioggia, i profumi, gli incontri che ti rimangono dentro? Chissa' quante persone come me avra' visto passare la Senna. Fermarsi sulle sue rive, guardare lo scorrere dell'acqua, alzare lo sguardo e vedere la punta della Torre Eiffel. Anche qui, non ho tempo per i ricordi e il passato. Prendo gli odori. Le immagini e i colori. Le persone e le parole. Li impacchetto e li porto via con me. Nel cuore.

Avrei dovuto scrivere una lettera da Londra. Cosa si prova a rivedere una persona carissima dopo due anni? Gia', come descrivere l'emozione, la felicita' di un abbraccio, di una conversazione reale davanti a un caffe'? Una colazione insieme e un tuffo nel passato. A quattro anni fa, quando si faceva colazione insieme quasi ogni giorno. Ma anche oggi non ho tempo per la nostalgia e il passato. Mi aspettano il London Bridge e Shoreditch con i sui graffiti. Ciao amico caro. Ciao Londra. Ci vediamo presto.

Avrei dovuto scrivere una lettera da casa. Dalla mia camera. C'e' ancora il poster del Titanic: quanto tempo e' passato? Mi chiamano. Devo salutare tutti. Devo partire. Ancora una volta non ho tempo per il passato e  ricordi. Vado via.

Scrivo dall'America. Dal mio nuovo appartamento. Un piccolo studio all'ultimo piano di un palazzo rosso. La sera vedo tramontare il sole e il cielo diventare stellato. I profili delle case scompaiono all'imbrunire.  E ora di aprire gli scatoloni e mettere tutto in ordine. Forse no. Aspetto ancora un po'. Voglio godermi il disordine. Le emozioni arruffate ed impolverate. Con la canzone che ha postato un mio amico: ""La fine dell' estate e delle chiacchiere nel bar e delle occhiate dentro il bar
Il profumo dei capelli suoi mamma che fitta allo stomaco non riesco a muovermi bene
La mia malinconia è tutta colpa tua
La mia malinconia è tutta colpa tua
È solo tua la colpa è tutta tua e di qualche film anni 80'
Via via questo settembre voglio tornare a adorarti là mentre mordevi il cornetto
La tua bici rossa atala che pedalavi solo a piedi scalzi con le dita piene di sabbia
La mia malinconia è tutta colpa tua
La mia malinconia è tutta colpa tua
È solo tua la colpa è tutta tua e di qualche film anni 80'"

Avrei dovuto pubblicare qualche foto. Invece lascio un'immagine. Una stanza in disordine. Un paio di cuffie e una canzone. Luoghi e persone. Fotogrammi ora sfocati ora lucidi la affollano. Mi sono girata. Ballo tra i ricordi. "La mia malinconia e' tutta colpa tua."